[ANPANA RIMINI] : bilancio positivo per i salvataggi al Centro di Recupero di Animali Selvatici Featured
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![[ANPANA RIMINI] : bilancio positivo per i salvataggi al Centro di Recupero di Animali Selvatici](/media/k2/items/cache/4d8c9898b5bb88437f053c8b957f47f3_L.jpg)
“Siamo una grande famiglia. Ognuno è utile, ma nessuno è indispensabile”. E’ iniziato tutto con questa frase. L’estate si dirigeva ad ovest verso il tramonto e le rondini partivano per l’Africa. Mentre la natura scorreva preparandosi all’inverno il caso ha voluto che io entrassi a far parte di una grande squadra, ma prima di tutto di una grande famiglia. L’ANPANA Rimini. Uno gruppo di persone con gli stessi ideali e con un obbiettivo comune “aiutare il mondo ad essere un posto migliore”. Voi direte con un pizzico di sarcasmo “Vi ponete obbiettivi semplici?!”. Noi non ci poniamo limiti. Noi sogniamo, pianifichiamo e doniamo noi stesse per raggiungere l’obbiettivo. Crediamo in noi e crediamo nella nostra squadra. Abbiamo un capitano che farebbe le scarpe pure a Leonida. Abbiamo truppe d’assalto che ci invidia pure la sicurezza nazionale. Poi abbiamo l’amore, rispetto e l’uguaglianza che fanno da fondamenta alla nostra casa, che mattoncino dopo mattoncino abbiamo costruito. In quest’articolo vorrei parlarvi del Centro di Recupero della fauna selvatica di Rimini. Vorrei parlare del sudore e delle lacrime. Si, sono state e anche tante lacrime. Ci sono stati però i sorrisi più belli che abbia mai visto. Ci sono state tante, tantissime risate. C’è un pezzetto del nostro cuore e litri di sudore in quel luogo. La strada era in salita e lo è tutt’ora, ma noi siamo dei muletti a cingoli. Non ci spaventa né la salita né il terreno dissestato. Era primavera quando abbiamo preso realmente in mano la situazione. Mentre le giornate gradualmente si allungavano e i nidiacei stavano piano piano nascendo noi prendemmo questa decisione. Ci pensiamo noi al Centro di Recupero della Fauna Selvatica. Non so con che coraggio la Clara è riuscita a dire il “Si” definitivo, ma l’ha detto. Abbiamo incominciato ad affrontare tutto con l’entusiasmo e l’incoscienza dei bambini. Quell’estate ognuno di noi ha fatto del proprio meglio. La casa piena di nidiacei da nutrire ogni ora, gabbiani in giardino, ricci nel sottoscala e caprioli nel letto. Alla fine ci siamo riusciti. La forza di ognuno di noi stava nella nostra famiglia. Nell’ANPANA. Nel sorriso di ognuno. L’estate si è conclusa con più del 50% degli animali liberati. Un grandissimo risultato. Una grandissima soddisfazione. La strada non sembrava più cosi in salita. Abbiamo preso ancora più coraggio e sicurezza. Potevamo farcela. Erano le 20 e mi suono il telefono “Pronto!” “Ciao Ele! Sei pronta?! La provincia ci ha dato un terreno. Andiamo a vederlo domani. Ti aspetto alle 8.30 a casa mia” “OK! Non vedo l’ora. Buona serata!” “A te!” L’indomani arrivammo a quella che poi diventò la nostra casa. Eravamo in quattro. Ci soffermammo davanti a quel cancello di ferro un po' arrugginito. Lasciava intravedere l’erba alta almeno fino al ginocchio. Ci guardammo. Nessuno disse nulla. Respirammo e aprimmo il cancello. Alla fine del vialetto c’era una casina che sembrava dovesse crollare da un momento all’altro. Erba altissima ovunque. Né acqua. Né luce. Nulla. Non c’era nulla. Io sorrisi. Non riuscivo a smettere. Forse perché essendo la più piccola sono anche la più incosciente. Mi ricordo che dissi, facendomi a fatica spazio tra le erbacce, “E’ stupendo! Qui ci metteremo la gabbia di riabilitazione per i rapaci. Qui una mega gabbia per i caprioli. Guardate quiiiii! Ci faremo la quarantena”. Loro mi guardarono e sorrisero. Incominciammo a scherzare e passo tutto. Incominciammo a sognare il Centro di Recupero tutte insieme. L’erba alta era sparita. Avevano preso posto le gabbie per la riabilitazione e la zona per la quarantena. Stavamo partorendo la nostra nuova avventura. Il secondo anno andò meglio. Ogni sabato e domenica eravamo li. Martello, sudore, chiavi e bulloni. Tanta fatica. L’estate stava arrivando e noi volevamo essere più pronte possibili. Ognuno faceva il meglio che poteva. Calli alle mani, scarponi ai piedi per costruire un mondo più bello per tutti. L’estate arrivo di nuovo ed insieme a lei i nidiacei, l’aumentò il numero di animali incidentati e di quelli presi di striscio dai cacciatori. Anche quell’estate ce la siamo cavata più che bene nonostante le difficolta aumentando la percentuale di liberazioni. Abbiamo e facciamo tanta fatica. Costruire tutto da sole e da zero. Tenere la testa alta anche quando cercano di fartela abbassare. Stare in equilibrio su un filo tenendosi per mano e allargando le braccia. Il nostro segreto è che le braccia sono sempre aperte. Più cercano di ostacolarci più noi ci prendiamo le mani e apriamo le braccia come quei festoni per i compleanni. Una fila unità di donne e uomini con lo stesso obbiettivo e sopra tutto che si tiene la mano sorridendo. Ognuno di noi fa tutto questo vivendo una serie infinita d’emozioni. Il momento più bello però rimane quello della liberazione. Pianifichi tutto con il veterinario che darà il via libera definitivo. La sera prima guardi l’animale attraverso la gabbia. Lo guardi in silenzio mentre il tuo cuore si stringe un po'. Vai a letto, ma non dormi. Ti alzi all’alba con uno strano groppo allo stomaco. Arrivi al centro. Prepari caricando tutto e tutti in macchina. Mentre percorri le strade di campagna hai un unico pensiero che fa da sfondo al paesaggio “Ho fatto del mio meglio? Se la caverà?”. Arrivi sulla collina. La gabbia per il trasporto davanti a te. Guardi l’infinito del cielo e prendi coraggio. Apri la porticina e mentre aspetti che lui riprenda confidenza con la libertà il tuo cuore non batte più. E’ fermo. Lo stomaco è chiuso e l’ansia ti attraversa le ossa. Lui esce. Vedi quel musino che appena arrivato era massacrato o semplicemente piccolissimo. Ora quegli occhi assaporano il mondo e…. via! Le ali si aprono o le zampe iniziano a correre. Tu lo guardi andare incontro alla sua natura e sorridi. Sorridi perché è magnifico. E’ forte. E’ semplicemente libero! “Buona vita pezzo di cuore”. Questo è quello che ci fa andare avanti. E’ quello che ci fa sorridere e ci riempie i solchi del viso di lacrime, come un fiume in piena, quando le cose non vanno come devono. Questo è il motore e il cuore dell’associazione. Questo siamo noi. Noi siamo la libertà e l’amore che doniamo a ogni singolo piccolo ospite. Noi siamo una famiglia. Noi siamo l’ANPANA. ndr ANPANA Rimini Elena Santolini |